L’unico svantaggio per chi sceglie questa forma di mutuo è che, a differenza del mutuo a tasso fisso, sono possibili rialzi del tasso nel corso degli anni, con rincari anche considerevoli e che possono incidere pesantemente sul bilancio famigliare.
Vediamo ora come funziona il mutuo a tasso variabile, quali sono le differenze con il tasso fisso e perché, secondo noi, resta la soluzione migliore per chi decide di acquistare casa.
Mutuo a tasso variabile: cosa è e come funziona
Per chi non lo sapesse, il tasso variabile è un tasso di interesse sul finanziamento che oscilla sulla base di un indice di riferimento chiamato Euribor. Ad un suo rialzo, aumenta la rata del mutuo da pagare, mentre se si abbassa cala anche l’importo da versare.
Chiunque si trovi nella situazione di acquistare casa avrà la necessità di stipulare un mutuo e le strade che si trova davanti sono due:
- mutuo a tasso fisso;
- mutuo a tasso variabile.
Si tratta, tuttavia, di una scelta non definitiva dato che molte famiglie preferiscono il mutuo a tasso variabile in una fase iniziale, quando le spese per la prima casa sono numerose e risparmiare sugli interessi è un vantaggio non trascurabile. Non mancano però i casi in cui l’andamento del tasso Euribor porti a rate più esose nel mutuo a tasso variabile, mettendo in questo caso in difficoltà le famiglie.
Come calcolare le rate del mutuo
Calcolare la rata del mutuo è un lavoro complesso, ma cerchiamo qui di spiegare brevemente come procedere.
Per prima cosa è necessario calcolare la quota interessi mensile che sarà pari al rapporto tra la quota totale interessi restante e il numero di rate ancora da saldare.
A questo punto la quota interessi mensile viene sommata alla quota capitale mensile che sarà data dal rapporto tra la quota capitale totale e il numero di rate ancora da saldare.
Ricordiamo, a questo proposito, che nel piano di ammortamento gli interessi sono più alti nei primi anni di rimborso. Ecco spiegato perché il mutuo con tasso variabile è la soluzione preferita dalle famiglie per i primi anni di rimborso.
Vediamo un esempio pratico per comprendere meglio.
Mutuo da 100mila euro per l’acquisto della prima casa, con un rimborso in 30 anni, Taeg tasso fisso 5,5% e variabile al 3,75%:
- 590 euro al mese con tasso fisso e Taeg 5,5%
- 470 euro al mese con tasso variabile e Taeg 3,75%
Per questo molte famiglie preferiscono il tasso variabile per il mutuo sulla prima casa, a patto di valutare con attenzione l’evoluzione futura. Il consiglio è scegliere il mutuo a tasso variabile mettendo in conto un “rischio calcolato” per il futuro, che tuttavia non diminuisce i vantaggi portati da questa forma di mutuo.
In entrambi i casi le rate solitamente vengono addebitate sul proprio conto corrente bancario, di solito i primi giorni del mese. In quest’ottica bisogna valutare anche la tipologia dei propri introiti da lavoro.
Tasso variabile e tasso fisso: il confronto
Come abbiamo detto, il mutuo a tasso variabile, subisce le influenze e le ripercussioni dei mercati finanziari e in caso di crisi economica o forti oscillazioni del mercato può diventare particolarmente oneroso. D’altro canto, un mutuo a tasso fisso non riserva questo tipo di sorpresa, dato che chi lo sottoscrive sa subito l’importo delle rate senza doversi preoccupare dell’andamento dei mercati.
In questo secondo caso, inoltre, il tasso fisso medio è sceso in modo considerevole, fino ad eguagliare il tasso offerto dal mutuo a tasso variabile. Generalmente, si considera un tasso fisso del 2-3% e uno variabile al di sotto dell’1%.
Chi è, quindi, maggiormente proiettato verso il futuro preferirà il tasso fisso rispetto a quello variabile, di cui vediamo ora vantaggi e svantaggi.
Mutuo a tasso variabile, vantaggi e svantaggi
Sicuramente il principale vantaggio del mutuo a tasso variabile risiede nell’impatto iniziale, da sempre più conveniente rispetto al mutuo a tasso fisso. Per questo sono numerose le famiglie che lo scelgono seduta stante, a volte senza riflettere troppo sulle conseguenze della loro decisione nel lungo periodo. Un ulteriore vantaggio è dato dal fatto anche che sia possibile rinegoziare il mutuo o effettuare una surroga del mutuo dopo alcuni anni.
Oggi, in realtà, lo scenario è cambiato e il tasso sul mutuo fisso è sceso anche in modo considerevole, attenuando quello che fino a ieri era uno dei vantaggi principali del mutuo a tasso variabile: la rata meno onerosa.
Analizzando i dati delle banche, oggi il mutuo a tasso variabile è la soluzione preferita da chi ha un reddito medio/alto e dagli imprenditori, da sempre più abili a destreggiarsi con le oscillazioni del mercato. Proprio l’eventualità di dover pagare una rata più alta per un determinato periodo di tempo è, infatti, il principale svantaggio del mutuo a tasso variabile.
L’imprenditore, ad esempio, preferisce risparmiare quando possibile e se necessario, pagare una rata più alta per un determinato periodo di tempo, mentre chi sceglie il mutuo a tasso fisso preferisce la sicurezza di una rata stabile nel tempo.
Un esempio è il caso del dipendente con uno stipendio fisso e che si presume resterà invariato nel tempo anche in situazioni di inflazione. In questo caso la persona accetterà meglio il tasso fisso, rispetto a quello variabile.
Il consiglio è, in ogni caso, quello di scegliere un mutuo che a fine mese non supererà il 33% della propria retribuzione netta.
Pro e contro del mutuo a tasso variabile in breve
Riassumiamo ora in breve i pro e i contro del mutuo a tasso variabile.
Vantaggi:
- si tratta del mutuo più conveniente nel primo periodo rispetto al mutuo a tasso fisso;
- si tratta del mutuo più conveniente quando l’inflazione diminuisce, dato che anche l’importo della rata da pagare si abbasserà.
Contro:
- si tratta del mutuo adatto a chi non ha paura di rischiare, dato che se aumenta il tasso di inflazione sale anche l’importo della rata da pagare;
- si tratta di un mutuo il cui tasso e valore della rata sono influenzati in modo sia positivo sia negativo, dalle oscillazioni del mercato.
Il destinatario ideale del mutuo a tasso variabile
Abbiamo detto che il mutuo a tasso variabile è apprezzato soprattutto da chi ha un reddito medio/alto e dagli imprenditori. Si tratta, infatti, della tipologia di mutuo adatto alle persone più flessibile e consapevoli della possibilità di una contrazione del mercato. A questa situazione consegue un aumento della rata, ma si tratta di un evento che non genera timore dato il reddito medio alto, che assicura alla famiglia la possibilità di sostenere anche tassi che schizzano improvvisamente verso l’alto.
Una situazione ben diversa da quella del mutuo a tasso fisso, per cui la persona conosce da subito la rata da rimborsare e che comprende capitale ed interessi, restando fissa nel tempo.
L’influenza del Coronavirus sui tassi del mutuo
Negli ultimi mesi lo scenario nazionale ed internazionale è cambiato in modo considerevole a causa dell’emergenza Coronavirus, che ha avuto pesanti ripercussioni sull’andamento dei mercati. In molti casi lo spread e i tassi fissi del mutuo sono scesi anche sotto l’1% e oggi si presuppone che, anche quando la situazione finanziaria migliorerà, il mutuo a tasso fisso si attesterà sull’1-1,5%.
Un fattore che sicuramente spingerà le persone ad acquistare casa e ad impegnarsi anche con un mutuo di 20-30 anni.
Ha ancora senso, quindi, fare un confronto tra tasso fisso e variabile? In realtà, anche se il tasso fisso registra valori mai così bassi, anche quelli del tasso variabile sono in picchiata, attestandosi su valori vicini allo 0,4-0,5%.
Si tratta, in ogni caso, di una differenza pari allo 0,65% che permette, soprattutto nei primi tempi del piano di ammortamento, di risparmiare circa la metà sugli interessi.
Per questo motivo è ancora più che giustificata la preferenza per il mutuo di 30 anni a tasso variabile, sempre facendo tutte le valutazioni del caso. Invece, chi vuole stipulare un mutuo di breve durata, ad esempio pari a 10 anni, continuerà a preferire il prestito con tasso fisso. Il motivo è semplice: allo stato attuale della situazione mondiale, si può ipotizzare un eventuale rialzo dei tassi di interesse solo tra cinque anni. Eppure è raro trovare mutui che durino solo 10 anni, viste le rate molto elevate per estinguerlo anche se in realtà è bene valutare sempre la durata reale e non quella contrattuale del debito.
Facciamo anche in questo caso un esempio pratico.
Chi acquista un monolocale sa già che è una scelta temporanea, in vista di un trasferimento per allargare la famiglia. Pertanto il mutuo breve è la scelta più naturale e lo stesso vale se si sta per ricevere un’importante somma di denaro, ad esempio da una liquidazione o dalla vendita di un locale. Si tratta, anche in questo caso, di una situazione in cui preferire il mutuo breve e a tasso fisso.
Naturalmente, in entrambi i casi, non è possibile fare una previsione a lungo termine dato che la stessa crisi economica in cui ci troviamo non era immaginabile fino a qualche anno fa.
Tuttavia, quando si acquista casa, è importante avere ben chiaro lo scenario che si ha davanti per fare sempre la scelta migliore tra tasso fisso e tasso variabile.