Risparmiometro: cos’è e come funziona

Risparmiometro: quando scattano i controlli del Fisco sui conti correnti

La funzione del “Risparmiometro” è quella di verificare i conti correnti privati e delle imprese per notare eventuali segnali di allarme che possono portare a far scattare delle indagini fiscali.

Con le novità degli ultimi mesi in materia di limiti all’utilizzo del denaro contante, è diventato di nuovo di attualità il problema dei movimenti sui conti correnti e le conseguenze di questi a livello di indagine fiscale. Per gestire questa situazione, uno degli strumenti utilizzato dall’Agenzia delle Entrate e dal Fisco è il ‘Risparmiometro’, che monitora i versamenti in contanti sui conti correnti per far luce su eventuali discrepanze.

Il Risparmiometro

Il Risparmiometro è uno strumento in grado di controllare i conti correnti, anche diversi, di ogni correntista, oltre ai conti di deposito e ai diversi investimenti (come obbligazioni, azioni e altri prodotti finanziari). Questo strumento è in grado di controllare tutte le operazioni che vengono effettuate su un conto corrente bancario, gli investimenti e incrociare questi dati con quelli che emergono dalla dichiarazione dei redditi. Questo strumento utilizza un particolare algoritmo, che permette di calcolare se il risparmio è congruo rispetto a quanto dichiarato da ogni contribuente. Se si riscontra un’incongruenza importante, scattano in automatico gli accertamenti fiscali.

Il sistema si avvale di un database dedicato e di un controllo continuo e in tempo reale, da cui deriva la possibilità di incrociare le informazioni che derivano da diversi flussi informativi: in questo modo il Risparmiometro riesce a controllare molti degli strumenti finanziari dei contribuenti, fra cui:

Il calcolo del ‘reddito potenziale’

L’algoritmo alla base del sistema è in grado di controllare i movimenti effettuati sui conti correnti e gli fatti investimenti, incrociando i dati con quelli emersi dalla dichiarazione dei redditi. Se la differenza fra i dati è importante, di conseguenza vengono messi in opera controlli e accertamenti fiscali. Quindi vengono controllati tutti i versamenti e i prelievi, le operazioni bancarie come i bonifici, i movimenti e le transazioni destinati ad acquistare un bene oppure un servizio, comprendendo fra questi anche i beni considerati durevoli, che spesso sono collegati a finanziamenti (pensiamo per esempio alle automobili, ai motoveicoli ma anche ai viaggi, ai mobili, agli elettrodomestici).

Il funzionamento dell’algoritmo, che utilizza i dati e le informazioni raccolte su un dato soggetto, riesce a calcolare il reddito potenziale, che viene poi confrontato con il reddito che deriva dalla dichiarazione dei redditi. Per confrontare questi dati viene utilizzato un database apposito, chiamato Superanagrafe: in caso di scarto superiore al 20% parte la macchina degli accertamenti e a questo punto ricade sul contribuente il cosiddetto onere della prova, cioè la spiegazione della provenienza del denaro in eccesso.

La soglia dei 5mila euro

Fatta salva l’incongruenza delle operazioni sul conto corrente, accertamenti possono scattare anche quando vengano registrate delle operazioni anomale sul conto stesso o anche su conti correnti dormienti. La soglia di allerta è normalmente posta a 5.000 euro. Quindi, nel caso vengano versati sul conto più di 5.000 euro in contanti potrebbero partire dei controlli. Lo stesso potrebbe accadere quando si effettui un prelievo in contanti per più di 5.000 euro. In tutte queste situazioni al correntista potrebbe essere chiesta la provenienza del denaro (in caso di versamento) o la sua destinazione (in caso di prelievo).

Inoltre, se decidiamo di prelevare più di 5.000 euro in contanti, la nostra banca potrebbe chiedere una dichiarazione scritta relativa a come utilizzeremo la somma prelevata.