Contratto di prestazione occasionale: cos’è e come funziona

Nel caso di un prestatore di lavoro autonomo che si appresti a fornire una prestazione che non rientra nella sua abituale attività, la domanda che può sorgere è se sia sempre necessaria l’apertura di una partita IVA e come è possibile giustificare i pagamenti ricevuti nei confronti del fisco.

Trattandosi di prestazione occasionale, è sempre necessario mantenersi nei limiti (a livello reddituale) e nelle caratteristiche previste per questo tipo di prestazione (che deve essere assolutamente saltuaria, quindi non svolta come attività lavorativa abituale). Per questo tipo di prestazione non è necessario procedere all’iscrizione di un partita IVA, ma è molto importante conoscere bene quali sono le caratteristiche di questo particolare contratto di lavoro.

Inoltre, anche se non è un obbligo, potrebbe essere utile scegliere di aprire un conto corrente legato a questo tipo di attività: un’alternativa interessante e che conserva le stesse caratteristiche dei classici conti correnti professionali è il conto business Qonto, uno strumento molto utile per gestire in modo semplice le spese (sia quelle professionali che quelle legate alla vita privata).

Prestazione occasionale senza partita IVA: cosa significa?

contratto di prestazione occasionale

La disciplina normativa del contratto di prestazione occasionale è prevista dal codice civile: l’articolo 2222 dispone che un autonomo prestatore d’opera che svolga un servizio per un altro soggetto (il committente) attraverso un’attività priva della caratteristica della subordinazione. Per rientrare in questa fattispecie, le prestazioni di lavoro devono essere appunto caratterizzate dalla occasionalità (non si deve quindi trattare di un’attività svolta abitualmente). Per questo motivo non è previsto l’obbligo dell’apertura di partita IVA: si tratta di attività assolutamente saltuarie.

Se invece la fattispecie è quella che coinvolge un lavoratore autonomo che esegue una prestazione continuativa e non occasionale, tale soggetto è obbligato ad avere un partita IVA. Invece la normativa che regola le prestazioni occasionali autonome è quella contenuta nella legge 96/2017 (conversione del D.L. 50/2017), in particolare all’articolo 54 bis (bisogna sempre però tenere conto delle successive modifiche e integrazioni normative in materia).

Quando utilizzare il contratto di prestazione occasionale

Chi è normalmente l’attore di una prestazione occasionale autonoma?

Di solito si tratta di tutta una serie di professionisti (fra cui sono compresi freelancer, lavoratori autonomi, liberi professionisti) che svolgono la loro attività professionale in modo saltuario, seguendo quelli che sono i dettami della normativa. Di solito è richiesto un conto corrente libero professionista in questo caso. Un esempio tipico di questa attività è quella svolta dai consulenti e da tutti quei soggetti che svolgono un’attività che non prevede l’iscrizione a ordini o albi particolari. 

Nella maggior parte dei casi, un prestatore di lavoro autonomo occasionale può svolgere la sua attività con un alto grado di libertà e autonomia, perché per questa attività non sussiste il vincolo di subordinazione verso il datore di lavoro. E proprio per questa caratteristica della prestazione di lavoro esiste la possibilità di portare a termine la propria attività con la massima libertà. 

La ricevuta e il contratto nella prestazione occasionale

Nella maggior parte dei casi non è previsto un contratto scritto per una prestazione occasionale di un lavoratore autonomo e si procede in seguito a un accordo verbale.

Può accadere però che anche questo contratto sia stipulato in forma scritta: scegliere questa forma permette al lavoratore di essere tutelato nello svolgimento della sua attività soprattutto per quel che riguarda il pagamento della stessa, anche in caso di committente persona giuridica (e quindi dotata di Partita IVA). 

In caso di soggetto che svolge un lavoro autonomo tramite una prestazione occasionale è sempre necessario fornire una ricevuta a fronte dell’avvenuto pagamento.

La ricevuta deve prevedere una ritenuta d’acconto pari al 20% che andrà saldata dal sostituto d’imposta che riceverà la fattura.

Tramite questa ricevuta è necessario indicare che l’attività svolta è compresa fra quelle a cui non viene applicata IVA (La normativa in materia è il D.P.R. numero 633/197, in particolare l’articolo 5). In questa tipologia di ricevuta vanno inserite: 

  • i dati che servono a identificare il lavoratore autonomo che presta l’opera( quindi nome, cognome, luogo e data di nascita, indirizzo e codice fiscale);
  • i dati che servono a identificare il datore di lavoro o committente ( quindi nome, cognome o ragione sociale se si tratta di società, partita IVA o codice fiscale, indirizzo);
  • l’indicazione dell’attività svolta nell’ambito del contratto di prestazione occasionale;
  • l’importo lordo per la prestazione (quindi comprensivo della ritenuta d’acconto);
  • l’importo della ritenuta d’acconto (prevista al 20%, nel caso in cui il committente assume il ruolo di sostituto d’imposta);
  • l’importo netto pagato per la prestazione eseguita;
  • data, luogo e firma.

Nel caso in cui l’importo sia superiore alla somma di 77,47 euro, alla ricevuta va allegata una marca da bollo del valore di 2 euro. Per non sbagliare nella preparazione e nella compilazione di questo tipo di ricevuta si può fare riferimento a uno dei modelli reperibili online. 

La ritenuta d’acconto è una forma di tassazione che colpisce i redditi prodotti dai lavoratori autonomi, dai lavoratori dipendenti, dall’investimento di capitali e diversi altri casi individuati dalle norme. Nel momento in cui si voglia emettere una ricevuta per una prestazione di lavoro occasionale e sia necessario sapere se applicare o meno la ritenuta d’acconto, è necessario prima verificare se il committente della prestazione è compreso fra quelli indicati nel D.P.R. 600/1973, in particolare all’articolo 23. In questo caso la ritenuta d’acconto, nella quota del 20% del compenso lordo, va applicata dal committente stesso.

Cos’è, quindi, il lavoro autonomo occasionale?

Nella maggior parte dei casi lavoratori autonomi occasionali sono quei soggetti che si stanno preparando a partire con un’attività professionale e che al momento non hanno un volume d’affari e una costanza nel lavoro che richieda l’apertura della partita iva.

L’obbligo di apertura di una partita IVA ricade invece su tutti quei lavoratori autonomi che forniscono una prestazione abituale e in maniera continuativa e che sono obbligati a emettere fattura (o apposita ricevuta). Invece il lavoratore autonomo occasionale, la cui attività non è quindi caratterizzata da abitualità e continuità, deve emettere solamente una Ricevuta di prestazione occasionale. Questo sistema permette quindi di lavorare senza necessariamente aprire una partita IVA, ma solo in caso di attività sporadica e non caratterizzata dal vincolo di subordinazione. 

Prestazione occasionale o abituale?

Per quanto ci siano delle normative chiare in materia di lavoro, in alcuni casi non è semplice individuare in modo corretto un’attività occasionale e distinguerla da una abituale. Il primo step è quello di individuare in maniera corretta la natura dell’attività che si va a svolgere. Quando si parla di attività di lavoro occasionale, devono essere presenti determinate caratteristiche. In particolare: 

  • Questo tipo di prestazione non può avere una durata superiore a 30 giorni in un anno e non deve superare i 5 giorni consecutivi.
  • Il totale delle prestazioni effettuate durante l’anno non può essere superiore ai 5.000 euro.

In particolare, se l’attività svolta supera il periodo limite dei 30 giorni durante l’anno solare e dei 5000 euro (al netto) di compenso, non si rientra più nella prestazione di lavoro occasionale, ma in una prestazione di lavoro autonomo continuativo e svolto con abitualità. In questo caso diventa necessaria l’apertura di una Partita IVA, l’inserimento dei compensi nella dichiarazione dei redditi e l’iscrizione alla Gestione separata dell’INPS e all’INAIL.

La normativa prevede poi che non possa essere previsto un contratto di lavoro occasionale nel caso in cui, fra lavoratore e committente, ci sia stato in essere, nei 6 mesi precedenti, un contratto di lavoro subordinato o di collaborazione continuativa nei sei mesi precedenti. 

La normativa relativa alla prestazione di lavoro occasionale è la legge numero 96 del 2017, in particolare l’articolo 54 bis. Pur essendo ovvio che le disposizioni possono variare in base al tipo di prestazione prevista dal contratto, alcuni limiti sono posti come inderogabili e caratterizzano la prestazione di lavoro occasionale. Bisogna considerare che anche un prestatore di lavoro occasionale deve valutare la materia degli eventuali contributi INPS (sempre versati alla Gestione Separata, con un’aliquota pari al 33,72%) e della disciplina del Libretto famiglia

Anche in caso di lavoro autonomo occasionale, quando si supera una determinata soglia di reddito durante l’anno, scatta l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata dell’INPS e di versamento dei contributi relativi.